Il prezzo del metallo giallo è ai suoi massimi storici e complici la crisi economica e una domanda sempre più crescente dei paesi emergenti, i negozi che acquistano oro pagandolo in contanti sembrano moltiplicarsi a vista d’occhio.
Il prezzo dell’oro viaggia a quotazioni record, poco meno di 30 euro al grammo (18 carati), valutarne il valore e la purezza non è difficile, anche per chi non ha un’adeguata competenza nel settore.
E’ possibile affidarsi ad un franchising in modo da ricevere la formazione direttamente dalla casa madre.
Ma come funziona effettivamente un compro oro? Il cliente propone il proprio gioiello di oro usato o rottame, in caso si oggetto danneggiato, viene effettuato un controllo per valutare la caratura ed il relativo peso, e formulata un’offerta che considera l’effettivo peso dell’oro.
Se il cliente accetta, si provvede a pagarlo in contanti. Solo per gli importi superiori a 1.000 è obbligatorio, per legge, pagare in assegno o con bonifico bancario.
E dell’oro acquistato, cosa faccio? Una parte dell’oro acquistato viene venduto ovviamente senza IVA, rottami d’oro o gioielli da non riutilizzare, per poi avviarli alla fusione o trasformazione presso un laboratorio terzo.
Possono darsi due alternative: se l’oro viene venduto ad un grossista o un fabbricante, riguardo all’IVA si potrà adottare il sistema del “reverse charge”.
In pratica il gioielliere emetterà nei confronti del cessionario fattura senza applicazione di IVA con l’indicazione “art. 17 comma 5 DPR 633/72”, mentre il cessionario dovrà applicare il meccanismo del “reverse charge” che “impone al cessionario l’obbligo di integrare la fattura emessa senza addebito dell’imposta con l’indicazione dell’aliquota e dell’imposta, nonché di annotarla nei registri delle fatture emesse o dei corrispettivi (art. 23 e 24 del DPR n. 633 del 1972) entro il mese di ricevimento, ovvero anche successivamente, ma, comunque, entro quindici giorni dal ricevimento e con riferimento al relativo mese, e in quello degli acquisti (art. 25) per esercitare il diritto alla detrazione (Risol. Agenzia delle entrate 375/E/2002).
E’ vietato vendere l’oro usato direttamente alle società di fusione, a meno che non si disponga della relativa autorizzazione. Spesso sono gli stessi intermediari che si propongono ai compro oro non appena vengono a sapere della nuova apertura.
L’oro usato o rottame acquistati da privati dovranno essere annotati nell’apposito registro di P.S. ed occorrerà attendere i dieci giorni previsti dalla legge prima di cederli o trasformarli.
Questa attività è remunerativa? I guadagni sono subordinati alle fluttuazioni dell’oro, in quanto la somma pagata dagli operatori è legata anche al fixing dell’oro puro quotato in borsa.
Comunque, mediamente la differenza tra il prezzo d’acquisto dal pubblico e quello di realizzo varia dai 2 ai 4 euro al grammo.
Naturalmente il guadagno è maggiore se i gioielli vengono venduti direttamente al pubblico, in questo caso il guadagno mediamente può salire fino a 10/12 euro al grammo.
Quali sono le pratiche burocratiche e gli obblighi legislativi? Aprire un negozio di “compro oro” solo per rivendere il materiale prezioso a grossisti/ intermediari o per vendere direttamente ai privati, prevede l’obbligo di richiedere l’autorizzazione di pubblica sicurezza alla questura, previa comunicazione al comune di inizio attività, e aprire la partita IVA.
Per vendere direttamente alle società di fusione è necessario rispettare una serie di obblighi e vincoli dettati dalla legge 7/2000. ( www.camera.it/parlam/leggi/00007l.htm ) Naturalmente, è richiesta la fedina penale pulita e il rispetto dei requisiti di onorabilità.
E’ possibile acquistare oro solo da clienti maggiorenni muniti di documento di riconoscimento, e non è possibile rivenderlo prima di 10 giorni per eventuali controlli da parte della finanza; è buona prassi quella di far firmare al cliente un contratto che solleva il compro oro dalla responsabilità di acquisto di oggetti rubati.
Infine, è obbligatorio tenere il registro delle antichità, preziosi e beni usati vidimato dalla questura.
Come cominciare? Per iniziare è sufficiente un piccolo locale,(min. 20 metri quadrati) da arredare in modo funzionale e gradevole.
Molto importante è cercare di tutelare la privacy dei potenziali clienti. Grande attenzione deve essere prestata ai sistemi di sicurezza: parete antisfondamento di divisione dal pubblico, allarmi, video sorveglianza, cassaforte.
Gli strumenti necessari ad esercitare l’attività sono pochi ed essenziali: bilancia di precisione, minuteria del caso, prodotti per la valutazione dei preziosi e naturalmente una bella insegna.
A completare il tutto la realizzazione di un sito web, per farvi conoscere ed avere la quotazione online in tempo reale.
Che impegno economico è richiesto per l’apertura dell’attività? Non è necessario di disporre di grandi cifre, sono sufficienti circa 25.000 euro per iniziare a lavorare! Ma cosa più importante, in brevissimo tempo.
E’ un’attività sicura, non prevede magazzino e quindi neppure merce invenduta, non utilizza materiali deperibili, non è soggetta a normative igienico-sanitarie particolari.
Contenimento delle spese
Il locale richiesto è circa di 20-30 mq, l’attività può essere svolta da una sola persona, non è necessario munirsi di particolari strumenti, ne tanto meno di costose materie prime.
Perché il Franchising? Se l’ intenzione è quella di avviare una piccola attività, il Franchising può rappresentare una interessante opportunità da prendere in considerazione.
Infatti, il franchising rappresenta la forma di lavoro in proprio ideale per introdursi nel mondo del commercio, riducendo l’investimento iniziale e parte dei rischi.
Prima di tutto perché è possibile avvalersi dell’esperienza e del know-how del franchisor, e beneficiare di tutte le attività di promozione attivate dalla casa madre, sia livello locale che nazionale.
I passi preliminari da seguire per aprire un negozio in Franchising, possono essere così sintetizzati:
1. Richiedere al franchisor tutte le informazioni possibili (per esempio, possono ritornarti molto utili notizie che riguardano l’azienda affiliante ed i propri dirigenti, la rete di franchisee preesistente, il contratto, il mercato, i costi ed i risultati di gestione standard della rete….)
2. Incontrare affiliati della stessa catena per conoscere le loro esperienze
3. Analizzare punto per punto il contratto di affiliazione, e se possibile nella fase iniziale, farsi assistere da un buon legale.
4. Elaborare un serio conto economico e finanziario, fare una stima delle risorse finanziarie necessarie all’attività, in poche parole, è necessario approntare un buon business plan per valutare la fattibilità del progetto. Alcuni franchisor prevedono uno studio di fattibilità che valuta ipotesi concrete e realistiche con dati e numeri reali.
5. Analizzare il mercato.